Normalità straordinaria

di Sofia Catalano

fotografie di Crescenzo Mazza

«Tutto quello che per alcuni è straordinario, per noi è normalità. Tutto quello che altri esaltano come caratteristica unica fa parte del nostro DNA da cinquanta anni.» Lo afferma con più di una (giusta) punta di orgoglio Antonio De Matteis, amministratore delegato di Kiton, marchio partenopeo che vanta una bella storia di famiglia basata da sempre sull’eccellenza del fatto a mano, da sempre.

La nobiltà si misura in centimetri di autentica sapienza ispirata a una lunga tradizione e all’eccezionale qualità di abiti cuciti a mano. Kiton, uno dei nomi propri dell’alta sartoria partenopea, veste le élite mondiali grazie all’attenzione ai dettagli e al “su misura”: lusso intramontabile fatto a regola d’arte.

Nel 1956 il fondatore Ciro Paone, commerciante di tessuti, decide di misurarsi con la confezione: a quei tempi in ogni palazzo di Napoli c’era un sarto, e Ciro inizia con una piccola produzione di cappotti con il nome CiPa, le sue iniziali. È un successo che travalica le aspettative e che arriva addirittura all’estero. Ed è allora che Ciro si rende conto che il nome non va bene: troppo simile a cheap nella pronuncia… e i suoi capi sono tutt’altro che cheap: trasmettono chiaramente autenticità e artigianalità da ogni millimetro. Decide quindi di cambiare e mira in alto: pensa all’abito storico più prezioso che esista, a quel Chitone che gli antichi greci indossavano per salire al Monte Olimpo, simbolo di nobiltà d’animo. Nel 1968 CiPa diventa così Kiton. Un’azienda che negli anni seguenti si ingrandisce e investe su se stessa, passando a comprendere via via anche la produzione sartoriale di giacche, abiti, camicie… fino ad arrivare alla Kiton di oggi: una manifattura che racchiude ogni fase di lavorazione legata alla confezione di capi sartoriali. Tutto sempre, solo e rigorosamente su misura, esclusivamente realizzato a mano secondo il motto di Ciro, ovvero: “il meglio più uno”. Una frase che ben riassume la ricerca incessante della qualità, la spinta a non adagiarsi mai, ad andare oltre i traguardi raggiunti.

La produzione avviene nelle luminose stanze dei laboratori di Arzano, autentiche oasi del savoir-faire alle porte di Napoli, dove mani, ago e filo sono gli “strumenti” necessari e indispensabili per un lavoro che ancora oggi rispetta la più pura tradizione partenopea, sempre con lo sguardo rivolto al futuro.
«Già vent’anni fa ci siamo accorti che i nostri sarti stavano invecchiando, che non c’era una generazione futura che ambisse a un mestiere che richiede dedizione, sacrificio, costanza e pazienza. Per questa ragione abbiamo creato la nostra prima scuola di Alta Sartoria – racconta De Matteis – Dopo il primo corso i dieci partecipanti sono stati assunti in azienda. Già al secondo corso, con un volano di passaparola, avevamo moltissime richieste, sino ad arrivare all’ultimo, prima della pandemia, con quattrocento domande per venticinque posti, per ragazzi di età compresa tra i 16 e i 25 anni.» Talento, volontà e impegno assicurano a questi giovani un futuro, e l’ottanta per cento di loro rimane nella Maison napoletana o viene assunto da terzi. L’intento della proprietà è quello di dare la priorità ai giovani locali, per contribuire allo sviluppo della Campania e rafforzare il senso di appartenenza a una manifattura specifica che lì è nata e lì trova ancora la sua linfa vitale: «Se Kiton vuole mantenere prospera la tradizione sartoriale napoletana è giusto che i suoi interpreti e artefici siano figli del territorio» suggella Antonio De Matteis.

E quando i ragazzi saranno pronti potranno cimentarsi anche nei lavori più impegnativi, che sono uno dei fiori all’occhiello di Kiton: volare da un cliente speciale che, in qualunque parte del mondo, richiede quell’inconfondibile “tocco” sartoriale, in un’atmosfera privatissima. O riuscire a prendere le misure a un cliente VIP, come è realmente accaduto, senza sfiorarlo. O ancora tagliare, imbastire, cucire, stirare uno smoking per un attore che a Los Angeles lo indosserà per ritirare l’Oscar. Vita straordinaria per una manifattura contemporanea. «Abbiamo sempre fatto tutto questo, ma una delle nostre caratteristiche è la discrezione: non riveliamo mai i nomi dei nostri clienti più illustri per farcene vanto,» sottolinea l’Amministratore Delegato.

Chapeau! Anche questo fa parte di un patrimonio di nobile tradizione che prevede su ogni capo un pallino rosso, simbolo della Maison, assolutamente ricamato a mano; così come l’omaggio, per ogni abito, di un fazzoletto in lino bianco con orlo a giorno, ovviamente realizzato a mano; e infine l’etichetta personalizzata (su richiesta), naturalmente cucita artigianalmente. «Se penso alla nostra azienda penso alle mani, strumento unico e insostituibile della nostra eccellenza. Tanto più adesso che la qualità, la manifattura, l’artigianalità sono quello cui il cliente ambisce, e il simbolo di una reale rinascita e ripartenza.»

Sofia Catalano

Sofia Catalano

Siciliana di nascita, milanese di adozione. Freelance da sempre, collabora con quotidiani e periodici, spaziando dalla moda alla bellezza, dal lifestyle alla cultura. Ama incondizionatamente gli animali, Leone dalla criniera grigia (ma non per questo spelacchiata!) vive con il leggendario gatto Arancino.

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