Preziosissime trame

di Isabella Villafranca Soissons

Intorno al 1460 Benozzo Gozzoli dipinge il suo capolavoro all’interno di Palazzo Medici Riccardi a Firenze: una straordinaria Epifania. Un soggetto sacro che, tuttavia, è un inno al fasto e all’eleganza secolare della corte medicea: i Re Magi mentre si avvicinano a Betlemme – con i rispettivi cortei – partecipano a una signorile caccia con falchi e felini. I gioielli, le pissidi, i lussuosissimi finimenti dei cavalli, le sontuose vesti dei personaggi raffigurati, minuziosamente riprodotti, rendono questo ciclo pittorico una testimonianza tra le più affascinanti del costume e dell’alto artigianato di tutti i tempi.

Nelle complesse e raffinate trame dei tessuti rinascimentali si è edificata e al contempo rivelata l’identità di un’intera epoca, i suoi fasti e splendori. I manufatti tessili hanno comunicato potere politico, prodotto ricchezze commerciali e creato nuove sapienze artigianali. Oggi come allora le opere di restauro richiedono abilità e competenze pari a quelle delle mani che intrecciarono quei fili secoli or sono.

È evidente il rapporto tra pittura ed economia nel Quattrocento; le manifatture tessili sono, infatti, il settore trainante della produzione e del commercio. Non solo a Firenze, ma anche nelle altre capitali di stati signorili quali Genova, Venezia, Milano, Urbino, Mantova, le famiglie al potere sono il motore dell’economia e dell’artigianato manifatturiero di lusso. I ricchi tessuti vengono prodotti per gli arredi delle sontuose dimore, per le Chiese, ma soprattutto per l’abbigliamento di signori, cortigiani, servitori e per le divise da parata delle truppe. L’oro e l’argento rappresentano lo status ai livelli più alti della corte. Anche il funerale diventa un momento per manifestare il potere della dinastia: l’arca è ricoperta di drappi e il defunto è vestito con i suoi abiti più preziosi mentre gli altri vengono donati alla Chiesa che li riutilizza per i paramenti liturgici.

Nel Rinascimento i tessili sono utilizzati come strumento di comunicazione politica; recano stemmi, motti, simboli che rappresentano la casata comunicandone il potere. Valgono come moneta sonante, vengono usati come mezzo di pagamento, regalati, dati in dote e lasciati in eredità. Arazzi, lampassi, damaschi, broccati, velluti a due altezze di pelo (alto – basso) vengono realizzati a mano su telai di legno con tecniche di tessitura incredibilmente complesse e raffinate, testimonianza di uno straordinario livello manifatturiero. I filati metallici utilizzati sono composti da una sottilissima lamina d’argento – talvolta dorata esternamente – avvolta a spirale su un filo (anima) generalmente di seta; per realizzarli nascono nuove capacità artigianali foriere di una vera arte, quella esercitata dai battiloro e dalle filaoro.

I battiloro sono così chiamati perché – battendo per ore – trasformano un lingottino d’oro in sottilissime foglie che volano via col respiro. I fogli preziosi vengono inseriti tra le pagine di libricini e portati nelle case delle filaoro: fanciulle dalla mano ferma e dalla vista acutissima. Una di loro taglia il metallo con speciali forbici (forfex ab auro) in strisce di qualche micron, l’altra immediatamente le fila con un fuso. Molte tra queste meraviglie tessili hanno sfidato il passare dei secoli e sono ora fruibili perlopiù in collezioni museali e istituzionali, ma a volte appartengono a fortunati e appassionati collezionisti privati. Lo stato di conservazione molto spesso è veramente precario, i pezzi portano i segni dell’invecchiamento dei materiali e dell’utilizzo: sono consunti, polverosi e macchiati.

A volte si trovano opere di epoche e tipologia diverse, tagliate e sommariamente assemblate tra loro, ma i restauri sono sempre appassionanti e portano sovente a risultati insperati. Per quanto riguarda il restauro, si parte sempre da uno studio preliminare e, qualora necessario, si svolgono esami diagnostici; successivamente si progetta l’intervento più idoneo per preservare i manufatti il più a lungo possibile. Il restauratore deve saper coniugare una notevole perizia artigianale a conoscenze tecnico-scientifiche che richiedono un continuo aggiornamento. Ad esempio, le nuovissime tecnologie utilizzate nella conservazione permettono una detersione – per alcune tipologie di tessuti – simile a un lavaggio in acqua. Dopo aver eseguito una micro-aspiratura con strumentazione chirurgica, sulla superficie vengono adagiate sottili lastre di gel: questo sistema permette di apportare acqua su materiali che altrimenti non la tollererebbero. Lentamente, i residui che nei secoli si sono depositati tra le trame e gli orditi, vengono assorbiti dal gel che si colora di bruno.
A fini espositivi, i frammenti tessili necessitano generalmente di essere montati su un supporto rigido rivestito con un tessuto idoneo alla conservazione; alcune fibre sono così delicate e irrigidite da non poter essere toccate con un ago, quindi la cucitura su un supporto non può essere realizzata. In questi casi si predispone sul nuovo sostegno una sorta di incavo della forma del frammento che viene adagiato come in una culla… con la stessa attenzione e infinita delicatezza…
Recentemente, in occasione della magnifica mostra “Domus Grimani” a Venezia, realizzata da Venetian Heritage Foundation con il sostegno della Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmasnhip, ho avuto il privilegio di coordinare un restauro appassionante e impegnativo, svolto dalle abilissime restauratrici tessili dei laboratori milanesi di Open Care – Servizi per l’Arte.

Si trattava di un arazzo inestimabile di manifattura medicea, in gran parte realizzato con filo d’argento che ossidandosi si era annerito e aveva determinato una inversione cromatica: ciò che avrebbe dovuto risplendere era diventato nero!
È stato svolto un certosino lavoro di fermatura dei filati che, a causa del peso del metallo, si erano distaccati tra loro; successivamente è stato lungamente deterso l’argento.
Un intervento molto complesso e delicato, che ha portato il prezioso arazzo della Risurrezione al suo antico splendore… una vera emozione vederlo davvero “risorgere” dal passato in tutta la sua commovente bellezza!

Isabella Villafranca Soissons

Isabella Villafranca Soissons

Torinese, è laureata al Politecnico in Restauro Architettonico e diplomata Restauratore. Appassionata di arte in tutte le sue forme, dopo una lunga esperienza come conservatore a New York e Londra, vive e lavora a Milano; attualmente ricopre la carica di direttore del Dipartimento di Conservazione e Restauro di Open Care - Servizi per l’Arte.

CONDIVIDI