Andavano e Tornavano le Rondini

di Maria Gioia Tavoni

Parlare dei Tallone, della loro infaticabile presenza nel mondo dell’editoria di nicchia, è spalancare porte in gran parte già aperte. Tutto, o quasi, infatti si sa dell’epica della famiglia il cui capostipite Alberto fondò una casa editrice a Parigi che smosse l’opinione dei grandi letterati e artisti della metà del Novecento, i quali gli riconobbero la capacità di coniugare i piombi dei caratteri di stampa con l’ariosità della pagina e di una mise en texte con pochissimi precedenti di altrettanta qualità.

Una dinastia di editori di eccellenza che non ha ceduto alle scorciatoie della modernità diventando così l’insigne continuatrice dell’arte gutenberghiana, realizzando libri che conservano tutto il pregio e il lusso “del fatto a mano a regola d’arte”.

Si sa altresì che Bianca Bianconi, andata sposa giovanissima, piombò con il marito a Parigi segnando la loro storia e quella della loro editoria contribuendo non poco alla prestigiosa affermazione della Alberto Tallone, che col capostipite data al 1938. Di certo non oscuro è poi il loro rientro in Italia nel 1960 dove pure ad Alpignano si affermò l’insuperabile pagina dei Tallone: erano i magici anni del Novecento carichi di notevoli innovazioni per gli editori, accolte dai più importanti fra loro. Mentre il mondo della stampa abbracciava le procedure dovute alle nuove svolte tecnologiche che permettevano un’insperata moltiplicazione delle tirature e il conseguente abbattimento dei costi, i Tallone continuavano a tener desto l’interesse di amatori e collezionisti con i propri libri di stampa manuale. Realizzati con carta al tino delle più preziose qualità, caratteri di stampa speciali disegnati dai più abili punzonisti del tempo, in tirature contenute ma ottenute grazie al mirabile utilizzo del torchio di stampa, i libri del catalogo Tallone di quegli anni s’imposero e vi fecero capo i maggiori letterati del tempo. Da Contini a Bacchelli, da Neruda a Elémire Zolla e numerose altre pregiatissime penne, tutti cedettero al fascino dell’estetica tipografica, facendo della Tallone un crogiuolo di presenze e costituendo un archivio inimitabile di corrispondenza con tutto il mondo.

È noto anche del glorioso periodo della vedovanza, iniziato nel 1968, il procedere impavido di Bianca in un lavoro appreso vicino al marito, così come è manifesta la sua capacità di crescere i figli, Aldo e Enrico, finché non fossero in grado di affiancarla e, in seguito, sostituirla. Di Enrico, che dopo la morte prematura del fratello nel 1991 prese le redini della casa editrice, si sa tutto, conoscenza alimentata anche dalla grande capacità del titolare della Alberto Tallone di sapersi imporre all’attenzione pubblica.
Enrico sposa Maria Rosa Buri e hanno tre figli nell’arco di pochissimi anni, tutti e tre nella decade degli anni Ottanta. È di loro che si sa molto meno e soprattutto non si conosce, se non dai maggiori affezionati della Casa di Alpignano, come e quando essi si siano affiancati ai genitori per proseguire con successo la strada aperta dal nonno e tenuta non solo in vita ma perfino rinverdita dal padre e dalla madre: sì perché anche Maria Rosa è una pedina importante della scacchiera di Alpignano.

L’educazione dei coniugi Tallone nei confronti dei figli è stata la più formativa possibile e, nel contempo, la più liberale. Il monito è: i cuccioli si crescono perché possano poi reggersi sulle proprie “zampe” e sappiano intraprendere le strade a loro più congeniali. E così infatti avviene dopo solidi studi: la primogenita Eleonora si laurea in Lettere (curriculum archeologico) e si specializza, sempre presso l’Università di Torino, con un master in marketing e comunicazione. La secondogenita Elisa, dopo la laurea in Scienze geografiche, consegue il master in economia ambientale all’Università Bocconi di Milano, mentre il più giovane dei fratelli, Lorenzo, decide di specializzarsi presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze in Restauro del Libro.
Se si esclude Lorenzo che guarda fin da subito con interesse al mondo della carta anche miniata, le sorelle scelgono dapprima strade molto autonome e diverse. Entrambe si dedicano infatti a lavori lontani dalla famiglia, nei quali si distinguono per le loro capacità intrinseche.

Poi, a un bel momento, il richiamo dell’humus senza che né Enrico né Maria Rosa avessero spinto per il ritorno ad Alpignano. Da anni, le specializzazioni individuali dei tre fratelli si tesaurizzano nella Tallone: per Lorenzo, gli studi a Firenze si rivelano di fondamentale importanza perché gli hanno permesso di conseguire competenze cruciali nell’ambito della legatoria, peculiarità molto bodoniana delle edizioni di Alpignano. Elisa, che era andata a lavorare a Milano, ha potuto intervenire negli spazi della Casa, specializzandosi nella composizione manuale e, con l’esperienza maturata, in tutti i procedimenti di stampa, mentre Eleonora ha messo a frutto lo studio della civiltà greco-latina (con una tesi di laurea sul Mausoleo di Augusto) col partecipare alla programmazione del catalogo approfondendo i testi di autori classici e di scavo (ad esempio, Le lamine d’oro orfiche, a cura di Angelo Tonelli, edito nel 2012).
I tre fratelli possiedono un vero e proprio patrimonio di eccellenze che consentono ora alla Casa di sostenersi con una gestione familiare completa. E così, richiamandoci metaforicamente ancora a Pascoli, possiamo dire che: «[…] le rondini andavano e tornavano, ai nidi, piene di felicità», perché oggi la Tallone riesce ancora a imporsi grazie anche alle forze giovani che la sorreggono.

Maria Gioia Tavoni

Maria Gioia Tavoni

Già ordinaria di Bibliografia all’Università di Bologna, ha insegnato Storia del libro nel master Editoria cartacea e multimediale istituito da Umberto Eco. Ai numerosi saggi si aggiungono, fra le monografie, Circumnavigare il testo (Liguori, 2009); con Paolo Tinti, Pascoli e gli editori (Pàtron, 2012) vincitore del premio Fiorino d’oro; con Alessandro Corubolo, Torchi e stampa al seguito, (Pendragon, 2016).

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