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Barettoni

Via Molini 3, Nove (VI)

È la più antica fabbrica di ceramiche del Veneto, la più importante all’epoca della Repubblica di Venezia.
Fu Giovanni Battista Antonibon nel 1727 a decidere di aprire nel quattrocentesco palazzo di famiglia, a Nove di Bassano, un laboratorio per la produzione di ceramiche. Supportato dalla Serenissima, che voleva contrastare il commercio delle porcellane del Nord Europa con una produzione locale, l’abile ceramista diede il via a una delle più importanti realtà manifatturiere della zona. I presupposti c’erano tutti: l’argilla eccellente ricca di caolino, la vicinanza col fiume Brenta, perfetta per la lavorazione e per il trasporto, l’abilità manuale e la grande creatività, ereditate dal padre. Questo il pedigree della manifattura, che per quasi due secoli produsse una varietà di pezzi davvero straordinari. Nel 1907 la fabbrica divenne proprietà di Lodovico Barettoni, che ne continuò l’attività ereditandone le forme, i disegni e i decori. Oggi alla guida c’è il nipote, Lodovico come il nonno, che con la sua famiglia continua la tradizione tenendo alta la qualità della produzione. Racconta il proprietario: «La nostra manifattura negli anni ha realizzato pezzi e servizi da tavola per ambasciate e case reali di mezzo mondo, modelli in esclusiva per brand del lusso come Tiffany, Christian Dior, Gucci, Pierre Cardin. Abbiamo anche collaborato con importanti musei quali il Victoria and Albert Museum, Ca’ Rezzonico a Venezia, il Palazzo del Topkapi a Instanbul, il Museo della Ceramica di Nove. Grazie a un archivio con centinaia e centinaia di stampi, alcuni del Settecentoe dell’Ottocento, utilizzati con colaggio a mano come una volta, oggi siamo in grado di riprodurre i modelli di tutte le epoche.»
La varietà delle creazioni è grande: si spazia dalle prime maioliche con motivi monocromatici blu o verdi alle decorazioni “persiane” o a “ponticello” con disegni esotici, sino al decoro con fiori recisi, oggi tipico della produzione di Nove. Tanti pezzi unici, decorati completamente a mano e riconoscibili dalla firma sul retro, originariamente un asterisco blu, che poi negli anni ha assunto le fattezze di una stella cometa.

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