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Judith Sotriffer

Strada Pedetliva, 18 - 39046 Ortisei (BZ) Tel. +39 333 4606593

Judith Sotriffer è un’abilissima artigiana che ha deciso di riportare a nuova vita un’antica attività per la quale il suo Paese, Ortisei, era famoso fin dal Seicento.
«Nei secoli passati quasi tutti gli abitanti della Val Gardena lavoravano il legno, che era la prima fonte di reddito del Paese, ricco di boschi,» spiega Judith. «Molti di loro si erano specializzati nell’intaglio e nella realizzazione di giocattoli che venivano venduti nei mercati e nelle fiere di molte città, anche straniere, con grande successo. Si pensi che le bambole della Val Gardena erano diventate famose anche in Olanda e che il Childhood Museum del Victoria & Albert di Londra ne ha in esposizione circa 130 esemplari, tra i quali 12 bambole appartenute alla regina Vittoria. Di fianco al Covent Garden c’è ancora un negozio che all’epoca vendeva le bambole della Val Gardena e che le vende ancora!»

Figlia di un artista e della proprietaria di uno storico negozio di giocattoli a Ortisei, Judith Sotriffer è stata abituata fin da bambina ad apprezzare il bello. «Io sono sempre stata affascinata da questi giochi-sculture, così ho deciso di riportare in vita la nostra antica tradizione, fiorente fino agli anni Trenta del secolo scorso. Poi sono arrivate le bambole in cellulosa e i peluche che hanno soppiantato i giocattoli in legno. In casa avevamo alcuni esemplari di bambole: ho cominciato a smontarle, per scoprire come erano state fatte, mi sono documentata studiando sui libri, poi ho aperto un laboratorio nel 1985 e mi sono messa all’opera.»

Già all’ingresso del laboratorio si viene avvolti dal profumo della colla e del cirmolo mescolati insieme. Sugli scaffali un’infinità di pinocchi, cavallini e bambole dalla faccia tonda, sorridenti, dinoccolate e sottili, realizzate a mano una per una. Di tutte le misure. Sui tavoli da lavoro sgorbie, lime, raspe, scalpelli, pennelli, barattoli di colori, colla. E un tornio per modellare. Capelli e scarpe nere, calzine bianche, occhi azzurri: ogni bambola gardenese è composta da ben 17 parti. Judith intaglia ogni singolo pezzo, dipinge, fissa con la vernice i colori, assembla, fino a dar vita ai suoi pezzi unici. Che sono richiesti da varie parti del mondo, dall’America alla Svezia fino all’Australia e alla Nuova Zelanda. «La bambola non è solo un giocattolo, è un’amica con la quale ci si confida. È il primo approccio ludico di un bambino, la prima arte che lo fa riflettere, che ne stimola la fantasia. È come un amuleto affettuoso, conosciuto fin dall’epoca degli Etruschi, da tenere stretto a sé: con un pizzico di magia,» conclude sorridendo Judith Sotriffer.

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