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Kimiko Yoshida

Palazzo Amalteo, San Polo 2646/A, Venezia

Kimiko Yoshida è un’artista giapponese che, insofferente alle rigide regole del suo Paese, dal 1995 ha scelto di vivere in Europa. Arrivata dapprima a Parigi, si è diplomata all’École Supérieure de la Photographie di Arles e allo Studio National des Arts Contemporaines a Le Fresnoy. Infine, innamoratasi di Venezia, soggiorna spesso in Laguna. Oggi vive tra Parigi, Tokyo e Venezia lavorando ed esponendo le sue opere: sono ritratti giganti che realizza con stampe a pigmento a lunga conservazione su tele opache, e vernici anti UV. Il suo lavoro ruota attorno all’identità femminile e al potere trasformativo dell’arte, giocando con l’abbigliamento e gli interventi pittorici, anche sulla pelle. «Ho iniziato con degli autoritratti, per la maggior parte monocromi, frammenti di una rete intima, elaborazioni di storie singolari: la mia partenza è stata la condizione femminile in Giappone,» confida l’artista.

Le sue immagini sono quadrati luminosi di grande formato, che sottolineano la sua epopea quasi fantastica. Per realizzare le sue opere, Kimiko collabora spesso con famosi artigiani giapponesi, come nel caso della realizzazione del Racconto di Genji, poema lirico medievale che narra le gesta del principe Genji lo Splendente. «A partire dalle stampe cromogeniche dei miei autoritratti fotografici su tela, ho creato dei Kakejiku con l’aiuto di un artigiano di Kyoto che applica (secondo la tecnica tradizionale alla lacca) dei delicati disegni che illustrano il Racconto di Genji. Seguendo un’antica tecnica giapponese di lacca mista a polvere d’oro o d’argento, denominata urushi-e, le immagini sono applicate direttamente sulle mie foto che sono delle stampe a pigmenti su tela. In effetti, urushi-e significa letteralmente immagine laccata. Il disegno alla polvere d’oro realizzato con questa tecnica imita il ricamo del filo d’oro. L’immagine che ne deriva è talmente leggera che ci permette di vedere come per un effetto di trasparenza un’antica immagine del Genji sovrapporsi a una fotografia moderna: una doppia immagine.» La fotografia che oltrepassa i limiti della fotografia stessa, oltre l’oggetto della rappresentazione, al di là del tempo.

Per i suoi autoritratti, Yoshida ha ricevuto l’International Photography Award nel 2005. Continua a esporre in tutto il mondo e il suo lavoro si trova nelle collezioni permanenti del Fine Arts Museum di Houston, dell’Israel Museum, del Kawasaki City Museum e della Maison Européenne de la Photographie a Parigi.

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