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Apprendere e comprendere

Testo di Franco Cologni

Nel suo libro Giustizia e Bellezza, lo psicanalista e sociologo Luigi Zoja scrive che nel ricco Occidente la mancanza di cibo non sembra più causare le catastrofi che ancora, nel secolo scorso, mettevano in ginocchio interi Paesi. Se però spostiamo l’attenzione «dal nutrimento per il corpo a quello per lo spirito», scrive Zoja, «osserviamo una denutrizione ormai cronica: quella che riguarda la bellezza. Si tratta di una carestia senza precedenti. La bruttezza è imposta continuamente a chi non l’ha meritata, sotto forma di paesaggi deteriorati, architettura sciatta e utilitarista, oggetti le cui forme non conservano più traccia del lavoro e dell’attenzione umana: cose sempre più brutte, come sono quelle che non hanno mai conosciuto una mano.»

La bellezza ci sostiene e ci nutre: a patto però di imparare non solo a vedere, ma anche a comprendere. Solo il riconoscimento consapevole del gesto, dell’ispirazione e della competenza consente infatti di dare valore all’insostituibilità del tocco umano. Educarsi al talento e alla bellezza: la base di un nuovo Umanesimo.

Mi ha colpito questo avvertimento sulla carestia da bellezza, che il nostro mondo sembra attraversare nutrendosi principalmente di surrogati. E mi ha emozionato leggere che tra le cause di bruttezza vi è anche l’oblio in cui il tocco umano, così necessario per la creazione di oggetti significativi e preziosi, rischia di cadere: allontanare l’uomo dal suo talento, privarlo della gioia di creare significa contribuire alla denutrizione delle nostre anime. Che invece, come i nostri corpi, se non vengono nutrite deperiscono.

Le anime dei grandi artisti erano infuocate, secondo i filosofi. E per nutrire questa fiamma, per mantenerne vigorosa l’incandescenza alchemica, i protagonisti del Rinascimento sapevano quali alimenti fossero necessari (non si dice infatti “alimentare una fiamma”?): la cultura, la poesia, lo studio dei classici, il dialogo con i maestri, la retorica, la musica. Giotto riaccendeva le gestualità degli antichi sarcofagi romani. Giorgione era un ottimo musicista. Botticelli conversava con gli umanisti della corte dei Medici. Giulio Romano sapeva di arti applicate e ricercava i migliori artigiani. Leonardo e Michelangelo componevano rime. Brunelleschi e Donatello avevano imparato a memoria le rovine di Roma. E il papa umanista per eccellenza, Pio ii Piccolomini, evocando Cicerone insegnava ad apprendere dai classici ma ricercando sempre la propria originalità: Fugienda est omnis supervacua imitatio (ogni inutile copia, o imitazione, è sempre da evitare con cura).

Oggi il nostro desiderio è che l’occhio alato, che Leon Battista Alberti volle su una sua medaglia, sia anche il nostro: osservare, ma anche innalzarsi a nuovi vertici come già i grandi artisti e artigiani del Rinascimento ci hanno insegnato a fare. Mettendo al centro l’essere umano con i suoi talenti e il suo profondo desiderio di bellezza: una bellezza cui ogni uomo desidera contribuire.

Da ragazzo frequentai l’Istituto Gonzaga, una scuola privata di Milano: vi trascorsi gli anni del ginnasio e del liceo. Il motto del Fondatore dell’Ordine che da sempre gestisce il Gonzaga, san Giovanni Battista de la Salle, era che “grandi cose sono possibili”. Ed è vero: grandi cose sono possibili grazie alla visione, alla cultura, al talento. Come creare un nuovo Rinascimento partendo dai mestieri d’arte, per esempio. Partendo anzi dall’educazione al lavoro e alla bellezza: entrambi necessari per nutrirci, e per nutrire i nostri desideri di possibilità che diventano progetti, oggetti, soggetti di nuovi sogni.

Franco Cologni

Franco Cologni

Franco Cologni è presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. Laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, imprenditore, giornalista e scrittore. Per quarant’anni ha collaborato presso Cartier fino a diventarne Presidente Mondo. Nel 2016, insieme a Johann Rupert, Chairman della Compagnie Financière Richemont SA, ha dato vita alla Michelangelo Foundation for Creativity and Crafstmanship. È inoltre fondatore e Presidente del Comitato Culturale della Fondation de la Haute Horlogerie di Ginevra e ha creato, a Milano, la Creative Academy, scuola internazionale di Design e Creative Management del Gruppo Richemont.

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