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La forma della bellezza

Testo di Franco Cologni

pubblicato su Mestieri d’Arte & Design. Crafts Culture n. 25 Settembre - 2022

Se pensate che l’educazione sia costosa, diceva Abramo Lincoln, provate a sperimentare l’ignoranza. L’educazione: un termine che sembra purtroppo sparito dal radar dei social media, ma anche dalle semplici relazioni interpersonali e lavorative. Un termine che invece è centrale per ogni autentico sviluppo della società, che necessariamente passa dallo sviluppo della persona.

La bellezza ci rende liberi, se ne comprendiamo il senso e l’applicazione. Saperla riconoscere, trasmetterla educando ed educandosi, continuare a costruirla e ad amarla sono valori imprescindibili per l’evoluzione di una società sana e soprattutto umana.

Questa scomparsa, progressiva ma non per questo inesorabile, diventa ancora più inquietante per chi crede nel valore progettuale e salvifico della bellezza: perché anche alla bellezza occorre educarsi, per poterne cogliere il senso e poterla dunque integrare alle nostre vite.
La bellezza italiana, al contempo fragile e potente, chiede di essere amata, ammirata e scoperta: ma per amare occorre comprendere, e la vera comprensione non può che nascere da un percorso educativo serio e sereno, saggio e sottile.

Educazione alla bellezza come rispetto, garbo e tatto nel parlare, nel rispondere, nell’agire: scomparsa? Si infrangono le più normali regole di civile convivenza in ragione di un’assurda idea di libertà individuale, che in realtà è più un’anarchica ignoranza. Ci si offende e ci si attacca con vigliacca violenza, dilapidando un patrimonio di lettere e spirito che da sempre, invece, contraddistingue la vis polemica del nostro Paese. Si distrugge il territorio, dalle nostre città (dove regnano il disamore e la sciatteria) agli scenari naturalistici che sono invece un valore straordinario. Un nichilismo dell’anima che fa male e genera bruttezza.

Educazione alla bellezza come formazione accademica, scolastica e culturale: non scomparsa, ma sofferente. Si fa fatica anche ad assicurare alle giovani generazioni quella metodologia di educazione (formale) e auto-educazione (spesso informale) che ha fatto la fortuna di tanti brillanti imprenditori, mossi dalla curiosità e da un giusta dose di ambizione: sperimentare, vedere, provare. Uscire dalla pigrizia mentale che ci porta a sentire sempre le stesse sirene, per lasciarsi invece sorprendere dalla voce profonda di una bellezza che richiede impegno, dedizione, tempo e passione: come ricorda il Piccolo Principe, è il tempo che dedichiamo alle cose (e alle persone) che ce le rende preziose. E ogni autentico processo educativo non può che essere costoso, in termini di tempo: ma è anche l’unico investimento autenticamente redditizio per il futuro della bellezza italiana.

E infine, l’educazione come progressiva formazione del proprio carattere: pericolosamente febbricitante. Ogni bravo scultore sa che per ottenere un marmo levigato non bisogna risparmiare i colpi e le carezze: per far emergere i tratti costruttivi della propria persona, e per poter seguire con felicità la propria autentica vocazione, occorre essere pronti a subire i colpi dei bravi maestri, che sollevino gli strati morti dalle nostre convinzioni e percezioni e ci “formino”, appunto, come un artista farebbe con la materia prima.

Oggi si dimentica che educare le giovani generazioni alla bellezza significa assicurare un futuro migliore non solo a loro, ma anche a noi, a ciò che amiamo, a ciò cui teniamo: per quanto difficile sia educare, rinunciare a farlo sarebbe estremamente più costoso e persino fatale. Perché educare ed educarsi alla bellezza significa sperare che insieme, davvero, sia sempre possibile costruire un mondo migliore: più umano, più significativo, più sorprendente. Nessuno si offenda se dico, in sintesi: più italiano. •

Franco Cologni

Franco Cologni

Franco Cologni è presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. Laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, imprenditore, giornalista e scrittore. Per quarant’anni ha collaborato presso Cartier fino a diventarne Presidente Mondo. Nel 2016, insieme a Johann Rupert, Chairman della Compagnie Financière Richemont SA, ha dato vita alla Michelangelo Foundation for Creativity and Crafstmanship. È inoltre fondatore e Presidente del Comitato Culturale della Fondation de la Haute Horlogerie di Ginevra e ha creato, a Milano, la Creative Academy, scuola internazionale di Design e Creative Management del Gruppo Richemont.

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