Il fascino della fragilità

di Zanellato/Bortotto

Il nostro viaggio a Venezia inizia nell’inverno del 2013. Si rimane spesso folgorati dalla bellezza di un luogo alzando lo sguardo e ammirando ciò che ci sovrasta. A Venezia abbiamo invece imparato a cambiare punto di vista, osservando la città guardando all’ingiù. Nelle giornate fredde di febbraio, la luce filtra attraverso la foschia, evidenziando ciò che è difficile se non impossibile scovare altrove. Sfumature, segni e imperfezioni, tracce evidenti di un fenomeno unico: l’acqua alta. Un tema delicato, che è stato per noi il punto di partenza di un percorso di confronto intimo e personale con questa città che continua ancora oggi.

La mostra “Rintracciando Venezia” racconta in metafora storie di mondi lontani e di maestri artigiani che da millenni plasmano, preservano e rinnovano Venezia e la Basilica di San Marco. Un patrimonio inestimabile che deve diventare fonte di ispirazione per il design contemporaneo.

Pochi anni dopo, con la curiosità di rivivere un luogo con uno sguardo più maturo, siamo entrati nella Basilica di San Marco. Qui abbiamo conosciuto un tesoro ai nostri piedi, spesso ignorato da visitatori impegnati ad ammirare le magnifiche volte ricoperte di mosaico in foglia d’oro. Entusiasti, abbiamo iniziato a scoprire i meravigliosi mosaici policromi che ricoprono più di 2000 metri quadri del suolo marciano. Un insieme complesso ed elaborato di motivi ornamentali musivi dal profondo significato simbolico. Un’opera fuori dal tempo che racchiude in sé storie e mondi lontani. San Marco è un cantiere millenario, e racconta attraverso le sue bellezze la storia stessa della città, della sua potenza e delle sue conquiste, delle scoperte provenienti da lontano che ancora qui risiedono. I suoi pavimenti sono messaggeri di un modo di fare antico che si è tramandato nei secoli, inseriti in un mondo nuovo che lotta per preservarli. «L’arte applicata a Venezia ha una posizione di privilegio perché l’artigiano sa che una città così singolare è nata e si mantiene in vita dall’opera delle sue mani in tutte le varie espressioni.» Così scrive Guido Perocco ne L’arte dello smalto nel 1984, e non vi è per noi interpretazione più attenta per comprendere Venezia e i suoi tesori. Sono trascorsi stili ed epoche, ed è mutato il volto stesso della città, ma da sempre il solo artigiano ha il potere di rinnovare questo patrimonio secolare. La storia del saper fare veneziano è legata alle vicende degli individui che hanno plasmato il volto di questi luoghi.

Ma a Venezia la mano dell’uomo non ha il solo compito di dare forma alla materia. Deve infatti proteggerne la bellezza dalla forza della natura, dall’acqua che la circonda e spesso la ricopre, portandosi via dei frammenti e lasciando su di essa segni indelebili. E la Basilica di San Marco è il fulcro della città lagunare, il punto più delicato e colpito dall’innalzamento della marea. Nella basilica abbiamo osservato il lavoro paziente e incessante svolto dal tempo e dall’acqua, che ha mutato l’aspetto di pietre, muri e intonaci. Un vocabolario di segni dove ciò che è imperfezione, rottura e mancanza è diventato uno spunto per narrare una storia attraverso il progetto. Con questo sguardo è nato il progetto “Tracing Venice” (“Rintracciare Venezia”). Un viaggio che prende forma in una serie composta da 7 opere ispirate ai motivi del pavimento marciano. Realizzate in mosaico metallico dall’azienda trevigiana De Castelli, che plasma i metalli creando mobili e arredi design, ricalcano i segni di deterioramento e usura del pavimento originale, esaltati dalle infinite sfumature del rame, dell’ottone, del ferro e dell’acciaio.

Perché tradurre una storia legata alla pietra attraverso l’uso di un materiale come il metallo? Perché la tradizione va stimolata con le idee, e “Tracing Venice” si pone come interpretazione contemporanea di questo racconto secolare. Ancora una volta entra in gioco l’abile mano dell’artigiano, che agisce sulla materia attraverso ossidazioni ed erosioni, composizioni irregolari e macchie di colore. In De Castelli abbiamo trovato una fucina moderna, attenta a preservare tecniche e saperi antichi offrendone un’interpretazione aperta sul futuro. Attraverso processi elaborati e a volte incontrollabili, abbiamo ricercato e descritto i segni che i mosaici originali hanno subito nei secoli, attraverso una chiave di lettura creativa e a tratti romantica. Come sottolineato dal Proto della Basilica di San Marco, Mario Piana, la Basilica “è un organismo vivente” da tutelare e preservare giorno per giorno. “Tracing Venice” è un omaggio alla sua storia, alla forza di resistere al tempo e di mantenere l’equilibrio con un ecosistema così delicato e imprevedibile.

Zanellato/Bortotto

Zanellato/Bortotto

Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto fondano il loro studio di design a Treviso nel 2013. Il loro lavoro è contraddistinto da una lunga e continua ricerca sulla relazione tra i luoghi e lo scorrere del tempo, condotta attraverso l’analisi e la reinterpretazione di tecniche artigianali legate al territorio.

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