La sostanza della decorazione

di Paolo Ferrarini

Il racconto della creazione del lusso ha sempre esercitato un fascino speciale. Dalla mitologia antica fino a TikTok, la scoperta dei piccoli grandi segreti che portano alla nascita del bello crea meraviglia e ipnotizza al contempo. Mani al lavoro sono oggi protagoniste di video di ogni lunghezza, dai pochi secondi al documentario alla serie. Una tendenza che tocca le corde di chi ama sbirciare dietro le quinte, per capire il valore profondo degli oggetti e per apprezzare l’autenticità dei processi. Ma un conto è il video in uno schermo spesso troppo piccolo, un altro godere l’esperienza dal vivo. “Dettagli: genealogie dell’ornamento” è una delle 15 mostre dell’edizione 2022 di “Homo Faber” e ci aiuterà a soddisfare molte curiosità, appagando la voglia di veder nascere il bello sotto ai nostri occhi.

Alcune grandi Maison del lusso svelano la nascita delle loro creazioni mostrando gli artefici all’opera. L’ispirazione, i processi, e le tecniche che guidano i grandi maestri d’arte dialogano tra loro e offrono al pubblico un’esperienza intensa e autentica.

Curata da Judith Clark in collaborazione con Sam Collins, la mostra consentirà di scoprire oggetti unici e ammirare artigiani di 15 marchi della moda e del lusso, intenti a dimostrare di persona la loro maestria. In linea con le altre mostre di “Homo Faber”, non mancherà un riferimento al Giappone, la cui cultura viene omaggiata nell’edizione 2022 dell’evento. Judith Clark ci spiega la ragione della scelta del titolo, che racchiude una serie di parole chiave cruciali della moda e del lusso: «Credo che il fatto che genealogie sia al plurale inviti il visitatore a chiedersi quali dettagli stiamo osservando o seguendo, quali elementi vengono citati e quali tecniche tramandate. Ci fa pensare a come i motivi e le abilità siano rigenerati e re-immaginati attraverso il tempo.

Vorrei che il visitatore vedesse una versione di come l’ispirazione funziona all’interno di questi progetti straordinariamente dettagliati, che attingono a tradizioni diverse.» Si parlerà di moda, ma non solo. Infatti, il tema viene affrontato focalizzandosi su tutto quello che ruota attorno all’abbigliamento. La mostra ci porta alla scoperta dell’ornamento attraverso la produzione di abiti, ma soprattutto di accessori, decorazioni, gioielli, orologi, profumi in materiali come pelle, velluto, piume, metalli preziosi e pietre rare.
Ben 15 Maison sono state invitate a partecipare, con oggetti e persone, artigiani e artigiane che metteranno in pratica sotto gli occhi dei visitatori le loro abilità di Maestri d’Arte, realizzando e rifinendo oggetti meravigliosi. Potremo ammirare le costruzioni scultoree di Alaïa, gli orologi senza tempo di A. Lange & Söhne e di Jaeger-LeCoultre, l’arte fiorentina dei profumi di Aquaflor, la tradizione dell’argenteria milanese di Buccellati, la gioielleria iconica di Cartier, il velluto lavorato con la tecnica del velours au sabre di Hermès, le creazioni per la couture parigina di Maison Lemarié, l’oreficeria sensuale di Piaget, l’intreccio Mosaico della pelle di Serapian, la smaltatura operata dai maestri di Vacheron Costantin e la doratura eseguita da artigiani del Louvre con cui la manifattura svizzera ha una collaborazione culturale, la gioielleria da favola di Van Cleef & Arpels, oltre ai magici kimono giapponesi di Chiso e all’alta sartoria maschile di Dolce&Gabbana. Infine, non poteva mancare un accenno al lusso in chiave sostenibile, che sarà mostrato da YOOX Net-A-Porter Group con l’aiuto di The Prince’s Foundation guidata da Carlo, principe del Galles.

“Dettagli: genealogie dell’ornamento” troverà sede negli spazi dell’Ex-Scuola Nautica presso la Fondazione Giorgio Cini. L’allestimento prende spunto dal San Girolamo nello studio, capolavoro realizzato sul finire del Quattrocento da Antonello da Messina, realizzato a Venezia e oggi conservato alla National Gallery di Londra. Il dipinto è uno sfoggio delle abilità tecniche di Antonello ma allo stesso tempo una piccola antologia di oggetti, libri, animali, abiti, materiali e superfici. La figura del santo dialoga con lo spazio e con i manufatti, così come accadrà nella mostra, dove ogni azione e ogni prodotto si definiranno in costante dialogo tra di loro e con l’allestimento. Judith Clark – autrice anche del design dell’esposizione – ha immaginato uno spazio distinto per ogni artigiano e per ognuna delle 15 case partecipanti. Le pareti e i pavimenti delle diverse aree saranno realizzati a mano con l’intento di creare dei piccoli mondi coerenti, quasi come fossero studioli alla maniera di San Girolamo.

Più che le differenze, l’approccio curatoriale punta a sottolineare le similitudini tra discipline, tecniche e origini. Tale visione si sposa con il legame speciale tra Europa e Giappone che “Homo Faber” 2022 ha posto al centro della programmazione. «Gli artigiani lavorano ai perimetri della mostra» racconta Judith Clark «come se rifinissero gli squisiti oggetti al suo interno, sottolineando un ambiente collaborativo. Si celebra ciò che le Maison hanno in comune, non solo la loro vocazione più generale nell’artigianato specializzato associato al lusso, e l’impegno ad adattare queste abilità per nuovi progetti, ma anche dettagli decorativi che appaiono tradotti attraverso materiali diversi. Quest’anno la cultura e l’artigianato giapponesi vengono celebrati attraverso le mostre; quindi, sono i dettagli associati all’ornamento giapponese che creano rimandi visivi attraverso l’enorme spazio dell’ex-scuola nautica.»

Ma come si esprime questo rapporto profondo tra i progetti in mostra e gli stili del Sol Levante? «La cultura giapponese è stata così influente su tutte le Maison in momenti diversi» prosegue Judith Clark «nel modo in cui leghiamo una cintura, immaginiamo la sovrapposizione disegnata di petali o squame di pesce, o celebriamo le stagioni: entriamo in una mostra piena di omaggi, dai progetti Cartier degli anni ’20 e ’30 alle commissioni contemporanee per la mostra.»
Grazie a questa mostra i racconti del lusso diventeranno anche i nostri racconti, quelli di un’esperienza unica, che porteremo con noi a lungo, per tramandare a nostra volta la bellezza del fare e l’importanza di ogni dettaglio. •

Paolo Ferrarini

Paolo Ferrarini

Giornalista, docente e curatore, si occupa di innovazione culturale tra moda e design. È titolare del corso di Fashion and Industrial Design al Polo di Rimini dell’Università di Bologna e insegna metodologia della progettazione presso Accademia Costume & Moda a Roma e Milano. È editor europeo di Cool Hunting e collabora con testate quali Interni, Vogue Italia e Eye Magazine.

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