Lo splendore dell’oro bianco

di Damiano Gullì

«La porcellana è un materiale di bellezza incomparabile. Richiede cura e dedizione… Richiede un viaggio.» Così Edmund de Waal, tra i più importanti ceramisti al mondo, scrive ne La strada bianca. Storia di una passione ripercorrendo la storia della porcellana da Jingdezhen a Venezia, da Versailles a Dublino e Dresda fino alle colline della Cornovaglia e ai Monti Appalachi del South Carolina. Un viaggio, nel tempo e nello spazio, che esalta preziosità, fragilità e grande flessibilità di questo materiale dal fascino misterioso e ancestrale.

Ed è proprio un viaggio, immaginifico, tra Europa e Giappone, quello proposto da David Caméo e Frédéric Bodet nella mostra “I virtuosi della porcellana”, da loro curata per l’edizione 2022 di “Homo Faber” nella Biblioteca del Longhena alla Fondazione Giorgio Cini a Venezia, con progetto di allestimento dello studio _apml (Alessandro Pedron e Maria La Tegola). Il virtuosismo evocato nel titolo, va subito detto, non è mai fine a se stesso, ma è l’evidente testimonianza della straordinaria abilità, e visionarietà, di artisti, designer e “mani intelligenti” impegnati in un incessante misurarsi con una pluralità di stili e lavorazioni, spaziando dal recupero della figurazione all’astrazione. I confini tra arte, artigianato e design si fanno labili e si confondono.

Emergono la ricchezza e la varietà di una produzione emozionale dalla alta qualità formale ed espressiva in un equilibrato bilanciamento tra tradizione e innovazione, tecnica e poetica, sperimentazione e contaminazione tra diverse culture. All’insegna di una costante trasformazione, e reinvenzione, dei linguaggi, talvolta anche radicale. Sempre con la volontà di spingersi oltre ai limiti imposti. «Oggi gli artigiani contemporanei devono essere invitati a cambiare prospettiva: il futuro è di coloro che sono disposti a superare le aspettative, a rivitalizzare e rinnovare il loro mestiere e nel processo catturare un pubblico giovane con la forza che è rappresentata dalla bellezza, dal “saper fare” e, infine, dall’oggetto finale,» sottolinea Caméo.

La bellezza, cui anche Edmund de Waal fa riferimento, è però oggi una bellezza “altra”, “disequilibrata”, talvolta intrisa di ironia e giocosità, talvolta aperta all’imperfezione e al non canonico. Aleggiano, sicuramente, echi di esuberanze e ridondanze del Barocco e del Rococò e, al contempo, si ritrovano approcci più minimali e contemplativi. Così come le opere di ceramisti indipendenti sono accostate a quelle nate dalla collaborazione tra artisti e designer internazionali e alcune delle più prestigiose manifatture europee. In una atmosfera tra la wunderkammer e il cabinet des curiosités si alternano la poetica nobilitazione del quotidiano di Naoto Fukasawa per Sèvres agli onirici memento mori di Katsuyo Aoki – intricati sistemi decorativi elevati a struttura portante dell’opera stessa –, il lavoro sulla memoria di Bouke de Vries agli allegorici e allusivi busti velati di François Ruegg. Si incontrano poi nel percorso le figurine di Chris Antemann per Meissen – debitrici di immaginari e iconografie del XVIII secolo e allo stesso tempo lucida analisi e parodia del rapporto uomo-donna nonché riflessione su riti domestici, etichette sociali e tabù – e il lavoro di Fernando e Humberto Campana per Bernardaud in un tripudio di zoomorfie e fitomorfie. Tutto questo per citare solo alcuni dei protagonisti e delle opere in mostra ne “I virtuosi della porcellana”. Il viaggio è infatti lungo. E costellato di meraviglia.

Damiano Gullì

Damiano Gullì

I suoi ambiti di ricerca sono l’arte contemporanea e il design. Da dicembre 2020 è Head Curator del Public Program di Triennale Milano. Dal 2004 si occupa di comunicazione per Triennale Milano, dove dal 2018 è anche Assistente Curatore del Direttore del Museo del Design Italiano. Ha curato diverse mostre in Italia e i suoi testi compaiono in cataloghi e pubblicazioni italiani e internazionali.

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