Una grande storia Italiana, made in Milano

di Alba Cappellieri

Quella dei Buccellati è una bella storia che dell’Italia simboleggia la creatività, la bellezza, l’artigianalità, l’innovazione, la centralità della famiglia tra affetti e affari. Buccellati è l’unica maison orafa ad aver dato il nome a uno stile del gioiello, riconosciuto nel mondo, grazie a quattro generazioni che, dal 1919 a oggi, hanno saputo innovare le migliori tradizioni orafe italiane, facendole rivivere in gioielli dall’eleganza contemporanea e inconfondibile.

Tecniche orafe del mondo antico si rinnovano e si elevano grazie all’estro creativo e alla visione imprenditoriale dei Buccellati. Gioiellieri d’arte da quattro generazioni, creano capolavori di raffinata bellezza con un’impronta inconfondibile.

Mario Buccellati nasce ad Ancona il 29 aprile 1891, ma la prematura scomparsa del padre spinge la madre, Maria Colombani, a trasferire Mario e i suoi fratelli Melchiorre, Margherita e Carlo, nella “grande Milano” nel 1903.
Se agli inizi del Novecento Parigi era la Itaca delle arti in Francia, Milano lo era dell’Italia e la storia dei Buccellati ha il suo incipit proprio qui. Il capoluogo lombardo ha avuto, e ha tuttora, un ruolo importante per i Buccellati, che dal 1919 a oggi hanno qui il centro delle loro attività e che sono eccellenti interpreti di quella “milanesità” dal garbo raffinato e dall’eleganza sobria. A Milano, Mario ottenne un apprendistato presso gli orafi Beltrami-Besnati: anni intensi, in cui Mario imparò avidamente il mestiere, fino allo scoppio della Prima guerra mondiale, dove combatté, fu ferito sul Carso e ricevette una croce al merito. Nel 1919, rilevò l’attività e si dedicò completamente al lancio della sua “ditta di lavori in argenteria e gioielleria d’arte”. Il successo fu immediato e nel 1921 partecipò alla sua prima esposizione internazionale, a Madrid, dove i suoi gioielli furono acquistati dalla regina madre Maria Cristina d’Asburgo e Lorena, dal principe Pio di Savoia e dalla marchesa de Casa Irujo, suoi primi clienti reali.

Un anno più tardi, a Milano, nel pomeriggio del 2 agosto 1922, avvenne un incontro che cambiò per sempre la sua vita: quello con Gabriele D’Annunzio che, passeggiando per Largo Santa Margherita, “provò immediata simpatia per quel giovane gioielliere, dall’estro creativo e innovativo.” Da quel giorno il Vate intrattenne con l’orafo un rapporto costante, attestato da un corpus di 83 lettere scritte dal 1922 al 1936, in cui lo definì “il principe degli orafi”, per la sua abilità nel creare oggetti mirabili e la capacità di interpretare e soddisfare le sue più insolite richieste. Tra i gioielli più significativi realizzati per lo scrittore ricordiamo il sautoir del 1923 con berillo giallo e rubini e i tre esemplari di portasigarette del 1929; il bracciale snodato con lapislazzuli del 1928, o la piccola scatola commemorativa con il motto dannunziano “Io ho quel che ho donato” del 1930.

Dalla presenza immutata dello storico punzone “15 MI”, il quindicesimo di Milano rilasciato dalla Zecca nel 1934,
i gioielli Buccellati sono simbolo di creazioni di impareggiabile qualità che attingono, rinnovandolo, al patrimonio di straordinarie tecniche orafe che l’Italia ci ha donato. Portare l’intreccio rarefatto del tulle veneziano sulla lastra d’oro fu una delle maggiori sfide che il giovane Mario Buccellati affrontò e che il figlio Gianmaria ha poi raffinato nel tempo, al punto che il tulle o il nido d’ape contraddistinguono tuttora lo stile Buccellati. Dai primi capolavori di Mario come la spilla del 1925 o la tiara del 1929, passando per le sontuose coppe di Gianmaria fino alle raffinate creazioni di Andrea Buccellati, la Maison ha elevato ad arte le tecniche orafe del mondo antico con un savoir-faire unico. Ma l’elemento distintivo è la ricca qualità materica, raggiunta grazie alla caparbia determinazione di Mario e dei suoi eredi nel voler innovare la tecnica dell’incisione, donandole effetti di morbidezza e tridimensionalità, che la Maison ha creato con texture originali come il rigato, il telato, il segrinato, l’ornato, il modellato.

Dopo i negozi di Milano, Roma e Firenze, nell’immediato dopoguerra Mario Buccellati fu tra i primi a comprendere le potenzialità del mercato internazionale e nel 1951 aprì il suo primo negozio sulla 51st Street, nel cuore di New York, e, tre anni più tardi, una seconda boutique sulla 5th Avenue e un punto vendita stagionale sulla celebre Worth Avenue di Palm Beach. Quando Mario morì nel 1965, quattro dei suoi cinque figli ne continuarono l’opera: Lorenzo si occupò degli aspetti amministrativi, dell’archivio e del coordinamento generale, Federico dirigeva i negozi di Roma e Firenze, Gianmaria, che seguiva con il padre la parte creativa e produttiva, quello di Milano, mentre Luca si occupò dell’avventura americana. Solo Giorgio si dedicò a un altro ambito, quello dell’archeologia.

Nel 1966 Gianmaria assunse la direzione dei laboratori artigianali e della parte creativa, con la volontà di potenziare il brand e renderlo sinonimo di alta gioielleria a livello mondiale. Unico creativo tra i fratelli, da cui si separò nel 1969, raccolse l’eredità progettuale del padre e, forte della medesima visione imprenditoriale, costruì un gruppo internazionale puntando sulla qualità del prodotto e su una rete distributiva in tutto il mondo. Nell’azienda lavorano oggi la terza e la quarta generazione: Andrea come direttore creativo coadiuvato dalla figlia Lucrezia, la sorella MariaCristina come direttore della comunicazione, il cugino Luca come responsabile dei clienti. Una grande famiglia riunita per suggellare un sodalizio affettivo e professionale fondato sulla bellezza.

Alba Cappellieri

Alba Cappellieri

Professore Ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al Politecnico di Milano. Dal 2014 è direttore del Museo del Gioiello, all’interno della Basilica Palladiana di Vicenza, il primo museo italiano dedicato al gioiello.

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