Vetro specchio dell’anima

di Jean Blanchaert

fotografie di Cesare Toffolo

«Io non creo le mie opere per gli altri ma per me stesso. Esse sono lo specchio della mia anima, di come sono, dell’ambiente in cui vivo, di quello che respiro. Sono i miei sogni e i miei incubi. Nei miei vetri c’è Venezia e il Rinascimento, ma c’è anche l’uomo contemporaneo che convive con la storia.»
Cesare Toffolo è nato a Murano, ha sempre respirato l’aria della laguna e con essa l’essenza del vetro. Suo nonno e suo padre hanno lavorato nelle famose fornaci di Murano. E non hanno soltanto lavorato, ma sono stati degli innovatori. Suo nonno Giacomo per molti anni fu primo Maestro alla Venini. Il padre Florino segue le orme di Giacomo e diventa, già diciasettenne, Maestro di bicchieri alla Venini. Partecipa come soldato alla Seconda guerra mondiale e, non avendo aderito alla Repubblica di Salò, trascorre un anno e mezzo di prigionia in Germania dove viene destinato, insieme a un altro muranese, al laboratorio di chimica. Qui, nelle interminabili giornate di detenzione, affina la tecnica del vetro soffiato a lume. Florino Toffolo continuerà a perfezionarsi anche una volta rientrato a Murano. Fu il primo Maestro vetraio a realizzare soffiati notevolmente più grandi della normale produzione a lume.

 

Discendente da una famiglia di Maestri vetrai, la soffiatura del vetro non ha segreti per Cesare Toffolo. Le sue opere, esposte in numerosi musei, sono frutto di una tecnica impeccabile e soprattutto di una vivida fantasia, forza trainante delle sue colorate creazioni.

 

 

Si dice che gli artigiani siano anche molto ludici. Trascinati dalle loro sapienti mani e dell’ispirazione del momento, creano senza pensare, guidati da una forte spontaneità. Cesare Toffolo di questo aspetto ludico è un campione. Naturalmente, se uno non conosce la grammatica, non può scrivere un racconto, senza avere nozioni delle tecniche del vetro è impossibile creare un’opera bella, bisogna essere padroni a occhi chiusi di tutti i fondamentali, quelli che Cesare Toffolo aveva imparato da suo nonno e da suo padre. Alla prematura scomparsa di quest’ultimo, fu il Maestro Livio Rossi, amico di famiglia, a prendere per mano il tredicenne Cesare e a diventare suo mentore, consigliere di vetro e di vita.
La sua fantasia è stata ed è ancor’oggi la forza trainante della sua opera. Si siede al tavolo di lavoro nelle prime ore del mattino, quando la mente è appena uscita dal mondo onirico. Plasmando il vetro con la fiamma, trasferisce in un’opera il sogno vivido, ancor fresco di fase REM. Nascono così, a volte, oggetti lillipuziani (vasi, bicchieri, anfore e alzate colme di frutta) e piccoli uomini che sembrano usciti dalla penna di Jonathan Swift, nei Viaggi di Gulliver. Cesare Toffolo riesce a questo punto a essere un miniaturista medievale, la sua sfida è applicare le antiche tecniche di lavorazione, per esempio quella cinquecentesca della filigrana, anche per creare, all’occorrenza, oggetti sempre più minuscoli. Per farlo, usa gli strumenti classici del lavoro in fornace e sperimenta tecniche mai utilizzate prima nella lavorazione alla fiamma. La sua è una ricerca continua. «Questa, per me, è una cosa normale, la monotonia mi ucciderebbe professionalmente e mentalmente.»

 

 

Cesare Toffolo, la cui essenza è totalmente muranese, ha sparso in modo centrifugo in tutto il mondo quest’identità.
Nel 1991, all’età di 30 anni, grazie al Maestro Lino Tagliapietra che era già noto internazionalmente, è stato invitato a tenere corsi alla Pilchuck Glass School di Seattle e, successivamente, al Niijima Glass Art Center a Tokyo, al Corning Museum of Glass di New York, alla Penland School of Crafts nel North Carolina, al Toyama Institute of Glass e al Kanazu Forest of Creation Foundation in Giappone. Questi viaggi nei cinque continenti hanno restituito a Murano un uomo rinnovato, pieno di colori e di immagini prima inconcepibili.

 

 

L’esperienza americana è stata una svolta significativa per Cesare. A Pilchuck, incontra altri grandi artisti come Dale Chihuly, Dante Marioni, Richard Marquis e acquisisce senza accorgersene una mentalità di approccio al vetro più artistica. Il nuovo pensiero è semplicemente creare. Con questa nuova consapevolezza, una volta tornato a Murano, realizza il suo primo pezzo nuovo, un’anfora che versa acqua in un bacile. Tutto in vetro, getto d’acqua compreso. La sicurezza tecnica ha permesso al Maestro Toffolo di eseguire delle opere vitree, con la padronanza di chi sa scrivere in vetro e sa scrivere molto bene. È come se intingesse un pennino nell’inchiostro.
Nel suo laboratorio, sull’isola di Murano, Cesare Toffolo è oggi affiancato dai suoi figli, Emanuel ed Elia, ai quali ha insegnato le tecniche vetrarie, lasciandoli però liberi di procedere per la loro strada. La quarta generazione è già all’opera.

 

Jean Blanchaert

Jean Blanchaert

Gallerista, curatore, critico d’arte e calligrafo, da più di trent’anni conduce la galleria di famiglia fondata dalla madre Silvia nel 1957 e da sempre specializzata i n materiali contemporanei. Dal 2008 è collaboratore fisso del mensile Art e Dossier (Giunti Editore). Nel 2018 è stato curatore della sala Best of Europe di “Homo Faber”, alla Fondazione Cini, a Venezia.

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